GEA INCONTRA CAMPO DELLE ROSE: INSIEME PER L’INCLUSIONE, LA SOCIALITÀ E L’AMICIZIA

Fabrizio Cesaretti, educatore della Cooperativa Gea, ci parla dei soggiorni per la disabilità appena conclusi a Campo delle Rose, nell’ambito del progetto “I nuovi tesori dell’arcobaleno”.

Un’estate intensa quella di Fabrizio e degli altri operatori Gea coinvolti nei weekend residenziali e nel soggiorno estivo a Campo delle Rose. Un’esperienza totalizzante, che in tutta la sua intensità ha lasciato ricordi indelebili a tutti coloro che ne hanno fatto parte, dallo staff di educatori, ai ragazzi e le loro famiglie. Fabrizio ce ne parla come un fiume in piena, a volte difficile da arginare, da fiero educatore che nasce sul campo, l’unico posto che si addice veramente ad un uomo concreto come lui. Racchiudere la sua essenza in poche righe è un’impresa pressoché impossibile, perché Fabrizio spicca per poliedricità, versatilità e sfumature. Tra le varie cose, ha anche il pallino dello sport ed è maestro di Jiu Jitsu, un’arte marziale che coniuga difesa personale e formazione. Se dovessimo per forza scegliere tre parole per definirlo sarebbero esperienza, concretezza e dinamismo, con un unico comun denominatore: l’umanità.

CHI SEI?

Sono Fabrizio Cesaretti, educatore della Cooperativa Gea. Ho sempre fatto fatica a definirmi, in quanto vengo da un percorso sfaccettato e variegato. Sono di origini Umbre, un “uomo di montagna sceso a valle” come dico spesso io, per via dei miei modi a volte troppo schietti, ma sempre volti ad un confronto sincero e costruttivo. Ho portato avanti i miei studi universitari a Viterbo, dove vivo da anni. Qui mi sono laureato in Scienze Forestali, ambito dal quale inizio il mio percorso professionale con progetti nei Parchi in collaborazione con la Regione Lazio. L’educazione ambientale ha fatto da ponte con il sociale, nel quale approdo grazie ad un certo tipo di utenza e alla necessità di dover dare risposte concrete sul campo. Inizio a lavorare con una cooperativa del territorio e successivamente decido di completare questo nuovo percorso con una formazione accademica all’IPU, diventando educatore professionale.

Dopo altre esperienze nel sociale, ho iniziato a lavorare in GEA otto anni fa con il servizio di assistenza scolastica e nel settore della disabilità/neuropsichiatria, con il quale mi sono sempre trovato ad interagire anche quando ero impegnato in altro, come fosse uno sbocco già scritto nel mio percorso.

CON CAMPO DELLE ROSE VOI OPERATORI SIETE STATI IMPEGNATI SIA NEI WEEKEND RESIDENZIALI, APPENA CONCLUSI, CHE NEL SOGGIORNO ESTIVO DI UNA SETTIMANA A BOLSENA NEL MESE DI SETTEMBRE, FINANZIATO DAI PACCHETTI VACANZA PER LA DISABILITÀ DELLA REGIONE LAZIO.  PARLACI DI QUESTE ESPERIENZE.

Sono state entrambe esperienze totalizzanti e la chiave vincente è stata la squadra. Mi sento di ringraziare e rendere merito a tutti gli operatori che mi hanno accompagnato e sostenuto in questa avventura, persone splendide, vere e competenti.

L’obiettivo primario del progetto, che ha racchiuso entrambe le esperienze, è stato perseguire il benessere dei ragazzi coinvolti e abbiamo cercato di raggiungerlo attraverso il benessere degli educatori in campo. Le due cose sono strettamente connesse perché alla base di un lavoro di squadra che funziona c’è la ricerca della stessa lunghezza d’onda sulla quale sviluppare i programmi e “far vibrare” le corde di ognuno.

La risposta dei ragazzi e delle loro famiglie è stata positiva e al di sopra di molte aspettative, sia in termini di coinvolgimento che di progressi raggiunti. Senza dubbio la parte umana ha sopraffatto tutte le altre, ed è un aspetto che ci porteremo dietro tutti, operatori, utenti e famiglie.

DURANTE IL SOGGIORNO, AVETE PORTATO AVANTI NUMEROSE ATTIVITÀ CON I RAGAZZI. QUALE MOMENTO RICORDI CON PIÚ PIACERE?

Durante la settimana abbiamo portato avanti numerose attività come da programma della coordinatrice, un’altra figura che è stata fondamentale nella riuscita del progetto e nella sinergia di gruppo. Tra tutte, quella che ricordo con più piacere è stata l’attività nel bosco, un momento di forte ricarica energetica per tutti noi. Lì ci siamo resi conto di non poter raggiungere il punto prefissato per diversi impedimenti fisici dettati dalla natura del territorio, ed è stato proprio l’ostacolo a creare la “magia” tra operatori e ragazzi. Si è trattato di un vero punto di svolta nel progetto.

QUALI SONO STATE LE PRINCIPALI PROBLEMATICHE RISCONTRATE?

Sviluppare un programma educativo e assistenziale in soggiorni nei quali si vive la quotidianità, dalla sveglia mattutina all’ora della buonanotte, è stato indubbiamente complesso. Ti trovi di fronte a situazioni a volte impreviste dettate dalla disabilità grave dei ragazzi, che possono mettere sotto stress gli operatori e minare la stabilità del gruppo. In questi momenti solo facendo leva sulla coesione ed il confronto con gli altri si riesce a superare l’ostacolo e proseguire. Il nostro gruppo ha sempre cercato il confronto, a volte è stato ruvido, ma nessuno ha mai cercato di imporre il proprio ego sull’altro. In questo modo abbiamo trovato soluzioni nei momenti più complicati.

COSA AMI DEL TUO LAVORO?

Senza dubbio l’umanità, sia nella sua parte migliore che in quella più conflittuale. Senza le dinamiche “umane” ogni progetto diventerebbe come un contenitore vuoto, fine a sé stesso. E lo saremmo anche noi.

A cura di Cristina Casini

Ufficio Stampa e Comunicazione

Cooperativa Sociale Gea