Viterbo – “La comunicazione aumentativa alternativa apre nuove possibilità per un turismo e una quotidianità dei luoghi più sicura, integrata e inclusiva. È necessaria una rete tra i soggetti delterzo settore e noi istituzioni per portare avanti azioni come queste avviate con RURAAC che si configurano come vere e proprie best practices dalle quali prendere ispirazione”. A dirlo, Marco Marcelli, direttore della UOC di neuropsichiatria infantile della asl di Viterbo, all’evento conclusivo del progetto Erasmus+ “Alternative Augmented Communication for Rural Areas” presentato nella sala della Provincia in via Saffi.
Una progettualità dove la comunicazione aumentativa alternativa si è mostrata essere uno
strumento in più per valorizzare il patrimonio naturalistico e culturale locale passando
dall’inclusione sociale delle persone con disabilità intellettiva.
Il progetto, negli ultimi 12 mesi, è stato portato avanti dalla cooperativa sociale nepesina Gea, in partenariato con la umbra ASD Trekkify (specializzata in attività outdoor volte all’inclusione di categorie svantaggiate) in qualità di capofila, alla lettone Latvian Autism Society (LAS) e all’organizzazione bulgara Paint and Quarter Horse Foundation Bulgaria (PQHFB), che si occupa di equitazione. Se è vero che le barriere architettoniche impediscono la libera circolazione, l’accesso e l’agevole fruizione delle città e di tanti ambienti pubblici e privati, anche le barriere comunicative sono altamente ostative, soprattutto in certi contesti e per certi cittadini.
“Se la comunicazione è un bisogno essenziale dell’uomo, hanno detto durante l’incontro, è
altrettanto vero che rappresenta un diritto fondamentale dello stesso”. Un diritto che troppo
spesso viene ignorato, soprattutto nei contesti rurali, da enti pubblici e cittadinanza e che
impedisce ai disabili intellettivi di poter realizzare quei processi di autonomia che vengono sempre più promossi nei percorsi per la vita indipendente. Il gruppo RURAAC ha quindi cercato di colmare queste lacune, italiane ed europee, attraverso una formazione transnazionale realizzata a Sofia (Bulgaria) nell’aprile scorso. In questa occasione, la Cooperativa Sociale Gea, grazie all’esperienza maturata nel servizio di CAA presso le scuole e nei servizi per la disabilità, ha curato l’acquisizione di competenze specifiche in materia e la sua applicazione ai beni e ai contesti naturali.
L’ente sociale ha anche organizzato diversi eventi per sensibilizzare la comunità e i soggetti istituzionali del territorio. “Siamo molto orgogliosi e soddisfatti del lavoro portato avanti – ha sottolineato la presidente della Gea Alessandra Senzacqua – per la nostra cooperativa la sfida per un futuro più inclusivo è pane quotidiano. In ogni intervento e servizio che eroghiamo non ci sono, infatti, solo l’alta professionalità e la competenza necessarie, ma anche la passione e il bisogno di fare la differenza per ciascuno dei nostri utenti”.
Ruraac si è concluso ma la speranza è che possa aver gettato il seme per uno sviluppo integrato, rispettoso e solidale della narrazione territoriale. E chissà che in Tuscia non possa svilupparsi uno dei primi esempi italiani di turismo pienamente inclusivo.